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Intervista all'avvocato Pasqualin (procuratore sportivo)

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Messaggio  Marco Maccioni Lun Mar 03, 2008 11:40 pm

IL RUOLO DEL PROCURATORE SPORTIVO NELLA SOCIETA’ MODERNA

Diciamoci la verità, a chi, appassionato di calcio, non piacerebbe un giorno poter curare gli interessi di Ibrahimovic, Totti, Buffon….???. Essere il diretto protagonista della contrattazione di accordi a sei zeri? Ma procuratore sportivo non vuol dire solo questo. C’è molto di più.
Lascio l’arduo compito di spiegarvi trucchi e segreti del mestiere all’uomo che più degnamente rappresenta la categoria dei procuratori sportivi nel nostro paese: l’avvocato Claudio Pasqualin.

In che cosa consiste l’attività di procuratore sportivo?
L’attività di procuratore sportivo, come detta anche la definizione scolastica, è quella diretta alla consulenza allo sportivo professionista nell’attività di ricerca del suo miglior contratto professionale: è una sorta di alter ego del calciatore e, pur essendo la procura un mandato senza rappresentanza, cioè non può firmare a nome e per conto, il procuratore rappresenta il giocatore in tutto e per tutto, preoccupandosi di curarne il trasferimento ma anche preoccupandosi della sua posizione fiscale, pubblicitaria, assicurativa, di investimento e quant’altro.

Come si è evoluta e come si evolverà negli scenari futuri questa attività secondo lei?
Da una sorta di “regno della giungla” che vi era fino al 1990, quando l’attività non era regolamentata e i più si improvvisavano attivandosi nei ruoli di mediatori più che di istruttori dell’atleta, poi, si è passati a tutta una serie di attività categoriali con la creazione di un’associazione di categoria. Appunto nel 1990 nasce l’assoprocuratori, di cui sono stato anche presidente dal 1996 al 2000.
Grazie all’attività di questa associazione di categoria, la federazione si propose di varare un regolamento che, nel corso degli anni, cercò di adattarsi all’evoluzione quasi magmatica di questa realtà che è molto difficile a disciplinare normativamente. E così di regolamento in regolamento fino ai giorni nostri nei quali, la vicenda Gea, in particolare, porta ad evidenziare necessità nuove, non previste all’epoca e che proprio in questi giorni il commissario della federazione deve in qualche maniera emanare.

Che cosa la spinse ad intraprendere tale attività?
Se vuoi sapere la mia personale posizione io devo dire che non è che sentissi la vocazione di fare l’agente sportivo. Io mi ero procurato una particolare competenza facendo il segretario dell’associazione calciatori perchè nel ’72 iniziai a lavorare a fianco di Campana, prima come Segretario Generale dell’AIC, poi ne divenni VicePresidente. Per un decennio lavorai a fianco di Campana, poi decisi di fare l’avvocato specializzato in cause sportive. Mentre andavo facendo questo, il mondo dei procuratori andava popolandosi e, ad un certo punto, decisi di fare la scelta di farne parte. Se devo essere sincero feci una mano di conti più che cedere a una voce che per la verità non ho mai sentito, quella della vocazione.

Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere un’attività simile alla sua?
Io ho iniziato a lavorare nel 1986, quindi esattamente 20 anni fa, ed eravamo in pochi a dividerci il cosiddetto mercato.
Ora la concorrenza è aumentata a dismisura quindi è difficile che un giovane riesca a trovare da solo i suoi spazi. Il primo consiglio, che potrei dare a un giovane, consiste nel cercare di affiancare un procuratore più esperto per un doveroso periodo di tirocinio, per poi valutare se è in grado di camminare con le sue gambe, ma all’inizio, per entrare nel mercato, bisogna farlo con l’etichetta di qualche agente già affermato.

Come comincia il rapporto tra un procuratore e il suo assistito?
Inizia con il procuratore che, praticamente, si presenta e decanta in qualche maniera la sua professionalità e cerca di convincere l’interlocutore a rilasciargli il mandato.
Oggi, per la verità, vige una sorta di eccesso di “procuratorismo” anche per i giovani, direi quasi bambini: sembra che sia obbligatorio avere il procuratore e sono spesso loro che si offrono. Però io credo che il buon procuratore debba saper distinguere e, siccome poi il successo del suo lavoro è determinato dalla caratura tecnica del “giovanotto” che si ha in procura, di solito guardarsi dalle offerte è meglio, anche se può costare respingerle, perché un domani si potrebbero rivelare più i mal di testa che le soddisfazioni. Quindi un procuratore deve sapere individuare il giovane di talento, andare a cercarlo e proporsi. Se è giovane, se è minorenne, si necessità dell’assenso dei genitori. Purtroppo, il regolamento è perennemente disatteso laddove imporrebbe di contattare i giocatori solo nell’anno nel quale possono stipulare il contratto da professionista, cioè al compimento del 19esimo, perché ormai tutti i giocatori, anche quelli degli esordienti (11-12 anni), sembra debbano avere il procuratore e questo trovo sia assolutamente sbagliato e all’origine della disistima che nell’immaginario collettivo la nostra categoria va ancora registrando.

Come si arriva a stipulare un contratto tra il suo assistito e la società che è interessata?
Beh, dopo ci si piazza lì, praticamente alla scrivania, almeno io ho fatto così! Altri invece non hanno neanche un ufficio: lavorano in macchina e si appostano dalle parti degli spogliatoi….ognuno ha il suo stile!!!
In pratica si valuta dove l’assistito avrebbe interesse di andare, si prende contatto con quella squadra e si comincia con gli addetti ai lavori, cioè i Direttori Sportivi, a valutare se la posizione del proprio assistito interessa.
Poi, se il giocatore è in scadenza di contratto allora la decisione è tutta sua, nel senso che non ci sono limitazioni alla sua mobilità e deciderai con lui perché secondo regolamento è il calciatore che detta le direttive per il migliore espletamento del mandato, deciderà dove andare.
Se invece ha un contratto, si coinvolgerà la società titolare del cartellino che discuterà questo aspetto fondamentale che è appunto il prezzo dello stesso.

Come giudica, da interessato, la situazione del calcio moderno in Italia?
Molto critica e discutibile e, se non fosse che il calcio in Italia ha delle radici storiche ed è nella tradizione italica in maniera radicatissima, gli italiani ne sarebbero quasi stufi perché il calcio continua a dare prove pessime di se, l’ultimo scandalo è una di queste. Però, come dicevo, è talmente radicato nel nostro sociale, nella nostra realtà quotidiana che, come l’araba fenice, ritrova sempre in se stesso la capacità di rigenerarsi.

Qual’è il contratto che le ha dato maggior soddisfazione?
Molti hanno definito il contratto del secolo (qualcuno ha detto anche il contratto del millennio) quello di Del Piero stipulato nel ‘99 con la Juventus. Ma se devo esser sincero, quando risolsi una situazione di stallo di quell’ottimo attaccante che era Marco Branca (adesso è Direttore Sportivo dell’Inter, ma all’epoca lo chiamavano il “cigno di Grosseto”), con il presidente Pozzo che è un osso duro…beh, mi presi una bella soddisfazione. Non riuscivamo a sbloccare la situazione ma ricorrendo a delle clausole particolari, con un po’ di fantasia, riuscimmo a chiudere il contratto. Poi ho avuto la fortuna di far altri contratti importanti, però a livello di soddisfazione è il contratto del quale sono più compiaciuto.

Qual’è il rapporto con gli altri procuratori e, soprattutto, con uomini che stanno invadendo sempre più l’area italiana come ad esempio Gilmar Rinaldi?
Mah…i rapporti bisognerebbe cercare di averli buoni ed io per la verità credo e spero di averne, anche se non ho l’abitudine di molti altri colleghi di fare da procuratore domiciliatario. Ecco, Gilmar Rinaldi avrà il suo referente italiano che non so chi sia, ma io non sono il referente italiano di nessuno. Ho i miei referenti all’estero, però cerco di far da solo…non dico tutto da solo perché oggi è molto difficile riuscirvi. Secondo me, la scelta del procuratore andrebbe fatta in due o più soggetti piuttosto che far riferimento alla multinazionale della procura dove l’astuto personaggio, più o meno colto, non fa altro che il broker assumendo “il miglior avvocato”, “il miglior assicuratore”. Secondo me il buon procuratore dovrebbe avere in se tutte queste qualità. A livello di rapporti c’è poco da dire. E’ molto difficile riuscire a cimentare e ad avere solidi rapporti di stima reciproca perché nel nostro adorato contesto vige il motto de ”mor tua vita mea” e parlare di sana e libera concorrenza credo che sia un eufemismo.


Qual è l’assistito per il quale ha nutrito maggior stima?
Guarda, mi viene in mente Oliver Bierhoff perché in un certo senso siamo cresciuti insieme. Quando è arrivato in Italia pochissimi credevano in lui. E poi lo stimo dal punto di vista della sua onestà morale e anche della voglia di migliorare la sua cultura. Pensa che gli ho regalato un vocabolario per la traduzione dal friulano all’italiano perchè lui giocava a Udine e sua nonna era originaria di un paesino a nord di Udine, allora lui voleva un pochino approfondire il friulano. Sai, a Udine ha anche approfondito la sua competenza in materia enologica, grazie anche alle mie dirette consulenze: ha fatto un corso insieme a Helveg per apprendere le basi fondamentali della degustazione dei vini. Insomma, una persona molto pulita, molto colta e la cosa che mi ha fatto veramente piacere e commosso è che il Natale scorso lui ha mandato un biglietto (lui che adesso è direttore generale della squadra nazionale tedesca) di auguri a tutti i suoi amici, con dieci ringraziamenti. Inizia: “uno a mia madre, due alla mia compagna, ecc…”. Al terzo punto ringrazia anche il suo procuratore per l’onestà e l’impegno con i quali lo ha sempre assistito e questo mi ha addirittura commosso.

Avvocato Pasqualin, per concludere l’intervista, ci sa dire quale sarà il colpaccio del mercato di gennaio?
Se penso a Gennaio penso al Milan come protagonista, perché è la squadra che indubbiamente ne ha più bisogno. Una volta tanto consentimi di lustrare la mia argenteria e di dire che il Milan farebbe un colpo se il presidente Berlusconi aprisse il portafoglio e prendesse, pur essendo l’Udinese una bottega giovane e molto “cara”, Cristian Zapata che ha 20 anni ma gioca come se ne avesse 40, per autorità e calma. Sul piano difensivo è veramente da Milan e quindi io credo che il colpo per la società rossonera potrebbe essere questo, anche se l’Udinese farà fatica a lasciarlo andare.
Cristian Zapata 20 anni, nazionale colombiana, un vero talento.

La ringrazio perché è stato gentilissimo.
Grazie a te.


Consentitemi di dirlo, un uomo di una levatura culturale e morale eccezionale: questi è Claudio Pasqualin. Fin da quando l’ho contattato per la prima volta non si è mai negato, ha accettato di buon grado l’intervista e ciò che mi ha veramente colpito è la sua semplicità e l’entusiasmo con cui affronta ogni ambito del suo lavoro.

Ringrazio l’avvocato e ringrazio chi mi è stato vicino nella realizzazione di questo articolo, mi riferisco ai componenti di Ateneo Studenti Economia, ed in particolare Stefano Silicani, che mi ha aiutato nella preparazione dell’intervista.



Marco Maccioni
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