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Intervista al Dr. Luca De Meo (Gruppo Fiat)

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Messaggio  Marco Maccioni Lun Mar 03, 2008 11:43 pm

Cos’è successo dopo quel autunno a Mirafiori? E che cosa c’è dietro la Fiat di oggi? Ne parliamo con il Dr. Luca De Meo, 39 anni, Direttore Marketing Fiat Group, Amministratore Delegato Abarth, Amministratore Delegato Alfa Romeo (quando venne, a lui, sottoposta l’intervista ricopriva la carica di Amministratore Delegato Fiat Automobiles)….

Buongiorno Dr. De Meo…
Buongiorno.

…..De Meo/Fiat, tutto cominciò da….?
Era il 2002, quando sono entrato nel Gruppo. Fui contattato e ingaggiato al marketing Lancia. Poi, due anni più tardi, mi è stata affidata la responsabilità del marchio. Dall’8 novembre 2004 sono divenuto responsabile Fiat ed è stata un’opportunità di crescita straordinaria.

Prima lei ha lavorato in Toyota, quali differenze ha trovato con Fiat?
La Toyota ha una cultura completamente diversa dalla nostra, più forte sul processo e sulla pianificazione, molto razionale. La Fiat, per contro, ha il vantaggio di essere creativa ed è diventata molto veloce e pragmatica.

E ha lavorato anche in Renault. Un giudizio sull’azienda?
Grande anche la Renault, forte cultura, con la capacità di trasformare velocemente la visione in una gamma di prodotti, scegliendo di fare dell’innovazione concettuale e stilistica il cavallo di battaglia.

Lei avrebbe voluto fare altro nella vita?
Davvero no. Sto facendo quello che sognavo. La scintilla per il mondo dell’auto è “scoccata” quando ho fatto un giro su una Lancia Stratos della squadra di rally della Fiat.

Come mai avete rinnovato il logo Fiat?
E’ stato un modo per segnare il percorso di rinnovamento dell’azienda. I molti modelli nuovi presentati al mercato, penso alla Croma e alla Grande Punto, ma anche alla Panda, alla Sedici e alla Bravo, parlavano già da soli della nostra voglia e della nostra capacità di iniziare un nuovo corso. Cambiare il marchio è stato un segnale tangibile di questo rilancio e allo stesso tempo un modo per non dimenticare i valori di 107 anni di storia.
Il nuovo logo richiama infatti un marchio del passato riletto in chiave moderna ed esprime molto bene la Fiat di oggi: un brand proiettato nelle sfide del futuro e insieme orgoglioso della propria identità storica.

Lo spot pubblicitario di Fiat più riuscito?
Credo che tutte le ultime campagne Fiat siano molto riuscite, perché hanno parlato alla gente con un linguaggio nuovo. Dovevamo riposizionare il marchio e riavvicinarlo al pubblico. Abbiamo scelto di farlo dando peso alla semplicità, all’empatia, alla giovinezza del marchio. Emblematica è stata la campagna della Grande Punto: “Senza parole” diceva lo slogan. E anche quella della nuova Bravo, “Meravigliosa creatura”. Insomma, in entrambi i casi, l’essenzialità fatta vettura. Aspettate qualche giorno e vedrete la nuova campagna della Panda che mostra una Fiat sempre più fresca e nuova.

Perchè la scelta di Fiorello come protagonista degli spot pubblicitari?
L’idea era quella di parlare a tutti con un linguaggio fresco, immediato, non banale e farlo in modo innovativo, lontano dal tradizionale format pubblicitario. Per questo Fiorello era la scelta più naturale. E’ italiano, piace a tutti, è ironico senza mai essere volgare, trasmette simpatia ed empatia. Il fatto di aver puntato sull’autoironia in alcuni spot, anche quello a un certo punto è parso naturale. Ci siamo resi conti di aver raggiunto ormai la fiducia e la forza per prenderci in giro.

Lo spot che invidia alla concorrenza?
Le immagini “ghiacciate” delle Bmw e la campagna della Mini sono state decisamente buone.
Qual è la macchina costruita dalla concorrenza che vorrebbe aver prodotto lei?
Diciamo che avremmo dovuto fare noi un modello come la “Smart”. Ma farla come sappiamo fare noi le automobili di quelle dimensioni.

Nell'esercizio della sua attività deve coordinare molte persone... come si rapporta con loro?
Lavorare insieme vuol dire in primo luogo comunicare. E’ necessario scambiarsi le informazioni, fare in modo che tutti sappiano dove vogliamo andare, quali sono gli obiettivi del gruppo e quali mezzi abbiamo a disposizione per raggiungerli. In un team, perché funzioni, ci vogliono valori condivisi. Penso, ad esempio, alla necessità che tutti sappiano che si premia il merito delle persone, che i risultati vengono valutati sul campo. E ci vogliono rispetto e fiducia nella diversità.

Lei era presente anche nel momento più "buio" di Fiat... Ha mai pensato di mollare?
Beh, è umano pensarci. C’e stato un periodo molto duro, in cui i punti di riferimento cambiavano continuamente, i giornali scrivevano che non ce l’avremmo fatta, che ci avrebbero venduti. Ci impegnavamo ma è difficile quando non sai se c’è un futuro. Poi, nel 2004, è arrivata la svolta e la vita è cambiata, per me, ma credo anche per tutti quelli che lavorano in Fiat.

Il maggior pregio di Marchionne (amministratore delegato del gruppo Fiat)?
Al di là delle sue impressionanti capacità professionali, il merito di Marchionne è stato quello di aver trasmesso ai manager, con forza, l’idea che la Fiat ce la potesse fare. Ha lavorato molto sui concetti di responsabilità, velocità, ambizione e competizione. Ci ha motivati a essere creativi, innovativi e rapidi. Il suo spessore umano e il suo entusiasmo sono stati determinanti per le persone che hanno lavorato con lui. Adesso possiamo dire con soddisfazione che c’è l’orgoglio di lavorare in Fiat.

Pregi e difetti di De Meo, invece…
Sono una persona positiva ed entusiasta. Sono quello del bicchiere mezzo pieno. So lavorare con gli altri e mi piace. Ho una buona capacità di leggere le cose complicate rendendole semplici. Il mio difetto è la mancanza di autorità in certe situazioni. Però valuto di più una leadership ottenuta attraverso la partecipazione che non per mezzo dell’imposizione.

Cosa consiglierebbe ad un neo-laureato?
Fare tutte le esperienze possibili, buttarsi nelle cose, mantenersi sempre curiosi. Sono molto importanti nella formazione personale, oltre che professionale, anche le esperienze all’estero, perché ti aprono la mente, ti danno la possibilità di entrare in contatto con altri mondi e altre culture. Questa è senz’altro una cosa che consiglierei. E poi, seguire solo i propri sogni.

Quali prospettive di carriera offre il Gruppo a un giovane laureato?
La Fiat è un’azienda in forte sviluppo. E nelle aziende in forte sviluppo ci sono sempre buone prospettive per i giovani in gamba.



Winston Churchill diceva: “Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, l’importante è avere il coraggio di andare avanti”. Forse è un concetto molto simile a questo che ha spinto i vertici di Fiat, compreso il Dr. De Meo, a credere che una svolta era possibile, che non tutto era perduto. I risultati dimostrano che hanno avuto ragione e che il Dr. Marchionne non ha sbagliato a “puntare” su un grande gruppo di giovani per rilanciare il marchio torinese. Luca De Meo: buon senso, umiltà, dedizione. Non un manager sabaudo, non un uomo arrogante, si capisce perché a Torino abbiano scelto un ragazzo di 37 anni come responsabile del marchio Fiat.

Ringrazio il Dr. De Meo per il tempo dedicatoci e la Dr.ssa Galasco per la collaborazione fornitaci nella realizzazione dell’intervista. Un ringraziamento sentito va a Stefano Silicani e Gaetano Loisi per la preparazione della stessa.


Marco Maccioni
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